Michele Mulas nasce nel 1936 a Bari Sardo, in provincia di Nuoro, luogo ricco di paesaggi suggestivi e monumentali testimonianze storiche.
Certamente ispirato dall’ambiente circostante, fin da giovanissimo egli esprime il suo talento artistico attraverso la pittura e la scultura. Oltre a questo, è importante menzionare anche i suoi lunghi soggiorni a Roma e a Parigi, e i diversi viaggi nelle due Americhe, esperienze che segnano profondamente il suo percorso artistico.
Tuttavia, è senz’altro l’incontro con l’artista e poeta peruviano Jorge Eduardo Eielson, nel maggio 1960, a dare notevole impulso alla sua carriera artistica. Entrambi condividono la loro esperienza di vita e artistica fino alla morte di Michele, avvenuta a Milano nel dicembre 2002. Attraverso il loro indissolubile sodalizio l’opera di Michele sembra trovare la sua massima espressione. Per questo motivo vale la pena ricordare le parole in proposito di Jorge Eduardo:
[…] Ebbene, questo era Michele: un miracoloso miscuglio di puer aeternus, di naturale eleganza, di profonda generosità e umiltà, ma soprattutto d’una irresistibile gioia di vivere. Incontrarlo era sempre, per tutti, una festa, con quel suo sorriso aperto, e il suo bel viso scultoreo. Tutte queste sue qualità si riflettono nella sua opera, nelle diverse fasi attraversate, sempre con rinnovata freschezza, ma anche con un rigore inaspettato in una personalità come la sua. A cominciare dai nastri colorati, passando per i cartoni d’imballaggio dipinti; i sacchi ripieni disposti in installazioni variabili; i mobiles in legno o lamiera; le sculture da parete, in legno intagliato o sovrapposto; i bichromi, una personalissima reinterpretazione dell’op art, avvalendosi del suo inconfondibile segno; le tele ritagliate con amorosa pazienza, e poi le grandi tele di juta e cotone grezzo (che denominava Labirinti e Gardalis, rispettivamente), dipinte con colori puri, con un’energia e un’invenzione visuale ugualmente allo stato puro, che conferivano a queste opere una grande coerenza e vivacità, specie nella serie Gardalis, che lui definiva “il mio giardino”, dal nome del suo vero giardino naturale in Sardegna.
A metà degli anni ’60 i due amici, che ormai vivono insieme, cominciano a viaggiare e a portare la propria opera in diverse città. Nel 1966, mentre Jorge partecipa alla biennale di Venezia, Michele viene invitato a fare una mostra a Milano, presso la Galleria Rizzato-Whitworth.
L’anno dopo sono a New York, e l’anno dopo ancora a Parigi dove Michele esibisce i suoi lavori nel Salon de Mai del Musée d’Art Moderne. I primi anni ’70 si muovono tra Parigi, il nord d’Italia e la Sardegna; e nel ’77 viaggiano insieme in Perù. Lì Michele farà una mostra nella Galleria Ivonne Bricello di Lima. Ma l’impatto delle antiche civiltà preispaniche sarà percepibile nella sua opera successiva, dove compariranno animali fantastici e piccole forme umane che evocano i disegni dei tessuti preincaici. E queste forme si alternano con figure geometriche che il grande critico Pierre Restany definì “moduli organici”.
La sintonia tra i due artisti e il mondo peruviano si consolida e nel 1988 tornano a Lima; questa volta Michele fa una mostra nella storica Galleria Trilce. Negli anni ’90 sia Jorge che Michele presentano le loro opere soprattutto a Milano, Brescia e Pavia e stabiliscono un rapporto privilegiato con la Galleria Il Chiostro di Saronno, portata avanti da Duilio Affanni e sua figlia Marina.
L’ultima mostra di Michele è stata realizzata nel parco di Villa Celle di Giuliano Gori, a Pistoia, nel 2002; e il catalogo è stato curato dallo stesso Jorge. Secondo Gori le opere di Mulas «occupano spazi indefinibili, privi di confine e ognuna può leggersi come frammento dell’altra».
Questa osservazione può spiegare perché alcuni critici abbiano avvicinato quelle superfici alla cosiddetta poesia dei frattali o alla topologia matematica. Ma fra tutte le interpretazioni che si sono date dell’arte di Mulas, forse la più illuminante è proprio quella di Jorge, che vedeva la sua opera come:
l’estremo frutto d’una ricchissima e antica cultura, nella quale possono innestarsi diversi altri rami, com’è già avvenuto in passato nella sua isola. Portatore di una vera e propria luminosità mediterranea […] la sua opera attualizza un mondo arcaico di purissime costruzioni geometriche, di millenari silenzi, ma anche di brulicanti scorci di macchia mediterranea, d’inebrianti profumi di erbe e ginepri, di ombrosi ulivi, frutti e sapori che, uniti allo splendore del mare, costituiscono uno dei luoghi più belli del pianeta. E Michele amava la sua terra e la sua gente, come nessuno.
MOSTRE PRINCIPALI
1966 – Galleria Rizzato-Whitworth, Milano.
1968 – Salon de Mai (Musée d’Art Moderne), Parigi.
1970 – Salon de “Comparaisons”, Parigi.
1972 – Salon de Mai, Parigi.
1974 – Collegio Cairoli, Pavia.
1975 – Galleria Paviaarte, Pavia.
1975 – Galleria A3, Olbia.
1977 – Galleria Ivonne Bricello, Lima (Perù).
1984 – Collegio Cairoli, Pavia.
1988 – Galleria Trilce, Lima (Perù).
1991 – Castello di Sartirana, Pavia.
1992 – Studio f.22, Palazzolo sull’Oglio, Brescia.
1996 – Galleria “Il Chiostro”, Saronno (Varese).
1998 – Studio f.22, Palazzolo sull’Oglio, Brescia.
2002 – Villa Celle, Pistoia.
Postmortem
2021 – Presenze cosmiche. Eielson. Mulas. Russotto. Biblioteca Umanistica dell’Università di Firenze
Bibliografia:
Michele Mulas e Margara Russotto, Bestiario cosmico, Ed. Centro Eielson, Firenze 2021.
Román Hernández e Michele Mulas. Testimone di un’assenza / Testigo de una ausencia, Ed. Centro Eielson, Firenze 2010.